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TOSCANA e dintorni...

Ultimo Aggiornamento: 25/05/2008 18:48
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Sesso: Femminile
25/05/2008 17:53
 
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LE FAMOSE LEOPOLDINE...

Ovunque si guardi, anche in lontananza si possono scorgere case tipiche del settecento: le case Leopoldine.
Queste prendono il nome dal loro ideatore, il Granduca Pietro Leopoldo. Infatti le abitazioni di quello che veniva chiamato nel settecento “il basso popolo” (contadini), non dovevano essere un granché a proposito di comodità, sicurezza e salubrità. Lo stesso Granduca ordinò in merito un'inchiesta per sapere se le case coloniche fossero ampie e ben ventilate, ben custodite dall'umido e dal freddo. I risultati di questa inchiesta furono che in tanti poderi del piano le famiglie molto numerose spesso erano costrette a dormire tra le bestie, mescolati uomini e donne, esposti a tutte le intemperie e soggetti quindi a gravi malattie ed infezioni. Questo fece decidere il Granduca a stanziare una certa somma per la costruzione di nuove abitazioni più confortevoli. A Firenze vennero fatti dei progetti e sorsero quindi case coloniche tutte uguali. Si fece uso dei materiali più economici e in seguito, anche dei materiali delle vecchie case. Contemporaneamente si iniziarono grandi lavori di bonifica idraulica, la valle venne risanata e la terra ampiamente coltivata. Una casa colonica tipica dell'era della bonifica in Valdichiana, era così strutturata: al piano superiore c’erano le stanze abitate ed in alcune la colombaia che serviva anche da magazzino per piccoli attrezzi, mentre sotto vi erano le stalle e la cantina. Al secondo piano si presentava, imponente, una grande cucina con un focolare posto ad un gradino più alto del pavimento della casa. Questo perché vi potesse essere messa con facilità legna, anche a pezzi grandi, per cuocere molta roba, scaldare una gran quantità di acqua per il bucato e il mangime per le bestie. Il focolare, inoltre, era l’unica fonte di riscaldamento della casa e della cucina. All’interno di quest’ultima si trovava l’acquaio più o meno grande; sopra di esso le “brocquéle” di rame, sotto le tinozze e il catino. Adiacenti c’erano le camere, una per famiglia (tutti insieme, padre, madre, figli maschi e femmine). Quando non c’era la colombaia, una stanza fungeva da magazzino, dove si metteva un letto (per persone di fuori che venivano a dare una mano nel lavoro dei campi, per uno zio scapolo o una vedova, ecc.). In questa stanza-ripostiglio si tenevano gli arnesi che avevano bisogno di maggior cura: i vagli, la pala per la farina, la macchina da cucire; vi si tenevano anche la bicicletta, i prosciutti, le salsicce, ecc. Se non era nel loggiato, nella cucina si poteva trovare il forno: questo andava fabbricato possibilmente con argilla mescolata allo sterco e ricoperto con uno spessore di cenere mischiata con "morchice" d’olio. Con questo procedimento terrà a lungo il caldo e sarà duraturo nel tempo. Il loggiato dava luce alla cucina, vi si appendevano pomodori, granoturco, uva, saggina da seccare e vi si svolgeva molta parte della vita familiare: le donne a cucire o a rifare i materassi, a legare le scope, ecc. Sotto si riparavano le bestie, quando venivano staccate dal giogo; vi si depositavano arnesi, se ne costruivano di nuovi o si riparavano. Nella parte inferiore del loggiato si apriva la porta della stalla che serviva solo agli uomini; gli animali infatti, uscivano da un’altra parte. Accanto alla stalla, in uno stanzino detto “segatoio”, si preparava il foraggio. Non c’era stanza che non avesse un altarino: S. Antonio per proteggere le bestie, magari in compagnia di qualche corno o fiocchetto rosso contro il malocchio, il Crocifisso era dappertutto come il patrono ed alcune Madonne. Sul "mettitutto", in cucina, erano esposte le fotografie della famiglia: quella del matrimonio, del figlio soldato, le partecipazioni del morto e anche i santini. C'è da dire che le stalle erano talora appoggiate alla casa o costruite intorno all’aia. Completavano il podere il granaio, il porcile, il pollaio e le capanne costruite da pilastri in muratura con copertura di tegole per la conservazione del fieno e degli attrezzi agricoli.



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