Emilio o dell'educazione (titolo originale Émile ou de l'éducation) è uno scritto di Jean-Jacques Rousseau del 1762.
Si tratta di un romanzo pedagogico diviso in quattro parti, corrispondenti alle quattro fasi fondamentali della vita del giovane considerate da Rousseau.
1. La prima fase va dalla nascita fino a quando il bambino è in grado di parlare. Durante questa fase il fanciullo fa le prime esperienze con le realtà esterne.
2. La seconda fase arriva fino ai dodici anni. Ciò che maggiormente colpisce il giovane in questa fase della vita sono le esperienze sensorali; il criterio in base a cui valutare tali esperienze è costituito dal piacere e dal dolore.
3. La terza fase, dai dodici ai quattordici anni, è quella in cui il ragazzo riceve la sua educazione morale e religiosa. Secondo Rousseau questa è l'età migliore, perché prima non sarebbe in grado di comprendere il valore degli insegnamenti fornitigli in materia.
4. La quarta ed ultima fase è quella in cui è ormai pronto ad entrare nella società e ricerca la donna della sua vita, Sofia, educata in maniera da essere la compagna ideale di Emilio.
Secondo Rousseau, l'educazione si deve svolgere in ambiente neutro, preferibilmente in campagna, dove il futuro cittadino non sarà sottoposto ai nefandi stimoli della città. Non riceverà una vera e propria educazione (nel senso di conoscenze imposte dall'alto), ma sarà lasciato libero di sviluppare le proprie facoltà, con stimoli ridotti da parte del maestro, in modo da non essere influenzato in maniera eccessiva e artificiale dalle conoscenze altrui.
Fonte:
Wikipedia
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Ricordo quando abbiamo studiato questo testo al liceo, una cosa che mi aveva colpito
Rousseau diceva che non si dovevano porgere divieti al bambino, nel limite del possibile.
Tutto ciò che fosse considerato pericoloso, o a cui il bambino non dovesse avere accesso, bisognava tenerlo assolutamente fuori dalla sua portata, senza alcuna possibilità del bimbo di venirne a contatto. Così che non sia mai necessario dire al bimbo "no!"
La fase che il bambino passa attorno ai 18-36 mesi, ma che può durare molto oltre, chiamata "il periodo del NO", è dovuta in special maniera ai continui divieti che i genitori impongono al bambino, che in questa età impara a muoversi più in fretta, a camminare, diventa più curioso, raggiunge posti ai quali prima non aveva accesso, avvicinandosi così a pericoli maggiori.
In questo periodo la cosa che il bambino si sente dire più spesso è "no!", "non farlo", "stai lontano", "non toccare"...
Tutti questi divieti, spesso accompagnati da una sgridata, o da un urlo di spavento del genitore, insomma, da segnali che scatenano la sua paura, scatenano nel bambino la voglia di opporsi.